Perché gli autori dicono no alle CE?

Ultimamente ci sono state le ennesime polemiche riguardo agli autori che si auto-pubblicano (che pizza! Non hanno proprio nient’altro da fare?). Quindi ancora una volta bisogna armarsi di pazienza e spiegare che sì, ci sono autori che si improvvisano e che pubblicano la bozza della bozza della bozza (per non dire la lista della spesa), che optano per copertine inguardabili (lo so, ti risulterò cattiva a parlare in questo modo, ma credimi che dopo 14 anni ne ho viste parecchie e bisogna dire le cose come stanno) e che sfracassano le scatole spammando ovunque (ma proprio ovunque) il loro titolo best seller.

Ci sono e nessuno lo ha mai negato. Ma per cortesia, la vogliamo finire di fare di tutta l’erba un fascio e di calpestare autori che invece sputano sangue sui propri romanzi?

Veramente, queste polemiche risultano antiquate e poi pressano ancora e ancora su di un tasto ormai logoro, basta. Siamo tutti d’accordo che il mercato è saturo di storie raffazzonate, ma lo è anche delle polemiche che non apportano nulla di buono, ma che diffondono ulteriore tensione, malcontento e astio (emozioni di cui il mondo è già pieno).

Cerchiamo invece di capire e far capire.

Cerchiamo invece di premiare e dare spazio a chi merita.

Anche perché parliamoci chiaro, non tutti i libri che portano un marchio editoriale meritano lo spazio che occupano in libreria, al pari delle liste della spesa che vengono pubblicate su Amazon.

Oltretutto, i lettori attenti sanno perfettamente come evitare di acquistare libri auto pubblicati che non meritano il loro tempo, perché si evince già dalla cover, dal modo in cui vengono presentati e… (udite udite) dall’estratto che è possibile scaricare gratuitamente da Amazon prima di acquistare il libro.

Ciò che nel 2023 sembra ancora impensabile...

Ma veniamo al dunque e chiariamo ciò che ancora oggi sembra impensabile, ovvero il fatto che un autore possa scegliere con lucidità, consapevolezza e gioia il percorso dell’auto-pubblicazione.

Perché è facile parlare quando le esperienze le fanno gli altri, quando non si vivono le situazioni in prima persona. Certo, dal fuori sembra tutto oro quello che luccica, ma in alcuni casi questo oro non è altro che piombo, e il piombo ti trascina giù!

Attenzione!

Prima di proseguire, ci tengo a fare una precisazione. Ciò che sto per dire riguarda tutte le case editrici e nessuna in particolare. Questo perché può succedere che mentre un autore si è trovato bene con una CE, un altro potrebbe invece aver avuto una bruttissima esperienza con quella stessa CE. La cosa è molto soggettiva, quindi ciò che andrai a leggere qui sotto è una sorta di elenco delle peggiori cose che possono capitare (e sono capitate) a molti autori.

Ovviamente, come dico sempre, la mia non è una crociata contro le CE, anzi. Io ho ottimi rapporti con molte case editrici, con alcune collaboro anche e so che esistono realtà che si impegnano moltissimo. Il mio intento è un altro, far capire che il Self-Publishing non è l’avanzo dell’editoria tradizionale, ma un percorso a sé stante che viene scelto da una specifica categoria di autori, ovvero quella in cui rientrano scrittori particolarmente intraprendenti e che non voglio incappare nelle problematiche che leggerai qui sotto.

Succede davvero...

Molti pensano che pubblicare con una Casa Editrice sia il coronamento di un sogno. Peccato che molto più spesso di quanto si pensa questo sogno si trasforma in un incubo.

Partiamo dall’inizio, dall’invio del manoscritto. Già qui partono parecchi mesi, perché ovviamente le CE ricevendo un sacco di manoscritti non riescono a rispondere in tempi brevi, anzi, a volte non rispondono nemmeno e l’autore decide di cambiare strada dopo un anno di silenzio. Se c’è di mezzo un’agenzia letteraria le cose possono andare meglio, ma tante volte arrivano proposte di contratti che l’autore si sarebbe potuto procacciare da solo, oppure anche qui passano mesi perché “Sì, sono interessati, ci faranno sapere a breve” (passano due mesi), “Sì, li ho sentiti e abbiamo fissato la call“, (passa un altro mese), “Abbiamo dovuto rimandare ma ci siamo“, (passa un altro mese), “Hanno avanzato delle richieste che dobbiamo valutare“, (passa un altro mese, in cui l’agente non risponde nemmeno ai tuoi messaggi), “Hanno detto che il romanzo è buono, ma in questo momento non rispecchia ciò che cercano“.

In tutto questo l’autore è rimasto praticamente sempre con il fiato sospeso, con la speranza alle stelle, per poi ricevere una botta in testa.

Passiamo ora al contratto firmato. Bene, l’autore ha ottenuto un fantastico contratto che riconoscerà alle sue fatiche la fotonica percentuale del 4% o 5% (se va di culo anche il 10%) sul prezzo di copertina, quindi a conti fatti meno di un euro a copia. L’autore accetta di buon grado perché questo gli permetterà di arrivare in libreria e di vedere pubblicato il proprio libro ben editato e con una copertina fantastica.

Ma andrà davvero così?

Dopo la firma del contratto potrebbero sopraggiungere alcune problematiche, ecco le principali:

  • in fase di editing viene richiesto all’autore di modificare la storia (contro il proprio volere e con direttive molto specifiche)
  • l’editing viene fatto alla bell’e meglio, quindi il testo potrebbe non essere all’altezza delle aspettative dei lettori
  • l’autore non viene interpellato per il titolo, che viene imposto per scelte di mercato
  • anche sulla copertina l’autore potrebbe non avere voce in capitolo, se ti piace bene, se non ti piace bene lo stesso
  • non vengono organizzate presentazioni e se l’autore prova a organizzarle in autonomia non viene sostenuto dalla CE
  • la CE promuove l’uscita del libro per una settimana e poi passa al titolo successivo (lo dico ancora una volta, se scegli di pubblicare con una CE pensando che questa ti dia una super spinta promozionale… fai un buco nell’acqua. L’autore deve promuoversi sempre e comunque, anche se pubblica con una CE)
  • I rendiconti delle vendite non arrivano, oppure arrivano, ma i soldi no.
  • Se l’autore non è stato attento al contratto, potrebbe avere vincoli molto lunghi e difficili da sciogliere. Si parla di contratti che durano anche 10 anni.

Ora dimmi...

Ti sembra così assurdo che un autore bravo, meritevole e con tanta voglia di fare e mettersi in gioco scelga di pubblicare in Self-Publishing?

Dove può decidere ogni cosa e consultare quotidianamente i propri report e recepire i compensi regolarmente senza doverli sollecitare?

“Eh, ma se pubblichi con le CE arrivi in libreria”, questa un’altra frase molto diffusa.

Beh, ti svelerò un piccolo segreto, che tanto segreto non è, quando leggete DISPONIBILE IN TUTTE LE LIBRERIE in realtà significa ORDINABILE IN TUTTE (forse) LE LIBRERIE.

Perché vi assicuro che se la CE con cui l’autore pubblica non ha una buona distribuzione e non paga chi di dovere per spingere i propri titoli (parlo di enti appositi, non di bustarelle), in libreria il suo romanzo non ci arriverà mai.

Chiariamo ancora una volta

Questo articolo non vuole essere un’accusa all’editoria tradizionale, perché ribadisco che ci sono realtà che lavorano molto bene e che stimo tantissimo, ma vuole chiarire una volta per tutte quali sono le motivazioni che spingono molti autori a scegliere il Self-Publishing. Ed essere stati scartati da una CE, almeno nel caso di autori che curano e investono nel proprio lavoro, è una motivazione che non rientra nell’elenco, perché i propri testi nemmeno li inviano alle Case editrici.

Detto questo, spero davvero che con il tempo la gente inizi a levarsi le fette di salame dagli occhi, iniziando a scegliere le proprie letture con la dovuta attenzione. Io continuerò a dare il massimo ai miei personaggi e agli autori che decideranno di affidarsi a Self Creation, con la speranza che questo piccolo grande progetto possa divenire nel tempo un punto di riferimento per scrittori e lettori consapevoli.

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