Mi imbatto spesso in aspiranti scrittori che rinunciano in partenza a dare voce alle proprie idee su carta, perché “Non ho fatto la scuola adatta”. Be’, nemmeno io. Infatti i miei percorsi di studio hanno sempre girato intorno al turismo e, in un’altra vita, a quest’ora dovrei essere nell’operativo di un terminal aeroportuale a gestire piani di carico, operazioni di rampa e via dicendo. E invece cosa faccio? Scrivo romanzi e mi dedico alla formazione di scrittori in erba.
Con questo non intendo dire che “chiunque può scrivere perché non serve essere laureati in letteratura o simili”, no. Intendo dire che non è mai troppo tardi per riprendere in mano i libri e mettersi a studiare ciò che ci interessa davvero.
Ed eccoci arrivati all’utilità di questo articolo, che verrà aggiornato di tanto in tanto.
Qui infatti potrai trovare degli ottimi consigli di lettura/studio, per affinare le tue tecniche e per prendere dimestichezza con gli strumenti del nostro mestiere.
Nella vita non si smette mai di imparare
e se si vuole scrivere (professionalmente), bisogna studiare!
Ho letto un bel libro o un libro avvincente? Ho visto un bel film o un film entusiasmante? È un’estate molto calda o un’estate rovente? Togliere un dubbio o fugare un dubbio? Affidarsi del tutto o affidarsi ciecamente? Con una scelta di circa 200.000 collocazioni, o combinazioni di parole, il Dizionario delle collocazioni permette di trovare le espressioni giuste per comunicare in un italiano accurato, elegante e incisivo. Ideale per scrivere e parlare con chiarezza, efficacia e proprietà di linguaggio. Intuitivo, immediato e semplice da usare. • 640 pagine • oltre 6000 voci • 200.000 combinazioni di parole.
Se c’è uno strumento indispensabile, oltre al dizionario della lingua italiana, è questo!
Questa grammatica è per tutti, perché l’interesse e la curiosità intorno alla lingua italiana non riguardano più soltanto il mondo della scuola ma tutti coloro che – in famiglia, al lavoro, nella vita – vogliono usare la lingua in modo efficace e consapevole. Grazie a uno stile semplice e chiaro e a una grafica che ne facilita la consultazione, l’autrice ci fa scoprire una grammatica attuale, al passo con i tempi, attenta all’uso reale, formale o informale, scritto e parlato. Per chi conosce le regole, e vuole approfondirle, ma anche per chi ha un dubbio e ha bisogno di risolverlo in tempo reale. Contiene un test per mettere alla prova la propria conoscenza della lingua italiana, ma anche per trasformare le regole e le eccezioni in un divertente gioco da fare da soli o in gruppo.
Che differenza c’è tra una sceneggiatura, un racconto per bambini, un fumetto, un romanzo giallo o un’opera teatrale? Dal punto di vista dell’intreccio, nessuna. Cambieranno la sintassi, la forma della scrittura, il lessico, ma non gli elementi strutturali di cui ci serviamo per raccontare una storia. Vincenzo Cerami nei suoi “Consigli a un giovane scrittore” dichiara: «Sono usciti libri che parlano della scrittura letteraria o della sceneggiatura cinematografica, altri che studiano la drammaturgia teatrale, ma una visione generale che ponga sótto lo stesso ombrello i diversi modi di scrivere non mi è mai capitata sotto gli occhi. E se penso che i linguaggi creativi (tranne la poesia) hanno come dato comune la narrazione, appare francamente singolare». Ecco, in questo volume si è scelto di dare a quell’ombrello il nome di storytelling e di mostrare come la narrazione sia base comune a più generi e più linguaggi prima di tutto per la struttura del suo intreccio. In autori molto diversi, come Sepùlveda, Pitzorno, Moehringer, Zerocalcare, Alcott, Simenon, Cechov, Pirandello, Steinbeck, vissuti in epoche e contesti molto lontani tra loro, rinsciremo a trovare tante analogie e qualche deviazione dalla norma. Gli intrecci si disegnano su medesimi percorsi e meccanismi. Interiorizzarli è quanto di meglio possiamo fare, da scrittori, per liberarcene e liberare l’ispirazione.
Nelle grandi narrazioni i protagonisti si dividono al fondo in due grandi categorie. Da una parte gli eroi che non cambiano, qualcuno che entra nella storia già come eroe e per questo, dopo mille avventure, risolve il problema e ristabilisce l’equilibrio e l’ordine senza cambiare di una virgola. Dall’altra, ed è quella che produce i film migliori, il protagonista durante i conflitti che deve affrontare per arrivare alla risoluzione finale si modifica, acquista consapevolezza e supera un problema interiore che spesso non sapeva di avere. Il libro spiega come gestire l’arco di trasformazione del personaggio.
Il nucleo del modello teorico e narrativo di Dara Marks fonde gli studi di Chris Vogler con quelli di Linda Seger e di Robert MaKee, per arrivare all’individuazione di un motore immobile che sottende la scrittura di ogni grande storia. La scoperta cioè che a dare spessore umano al film è una profonda relazione tra il movimento del plot e lo sviluppo interiore del personaggio, a partire da una “ferita inconscia” che affligge il protagonista all’inizio del suo percorso.
L’arco di trasformazione dunque è insieme il cammino necessario a risolvere la maggior parte dei problemi di base di una sceneggiatura, ma anche il racconto delle tappe di un processo di crescita verso una consapevolezza che riguarda tutti noi.
Story è prima di tutto un libro su come si narrano le storie e non si limita a essere valido per quelle ideate per il cinema. Leggendo Story si acquisiscono quella consapevolezza e quelle nozioni necessarie per scrivere un racconto o un romanzo. McKee in questo libro va al di là dei meccanismi essenziali della sceneggiatura.
Dall’idea di partenza al manoscritto finale, eleva la scrittura da esercizio intellettuale a emotivo, ci fa comprendere perché lo sceneggiatore non sia un artigiano ma un artista. Story è il manuale necessario per chi sta cercando di vincere la guerra contro i cliché.
Story parla di forma, non di formule. Utilizzando esempi presi da più di cento film McKee insegna una filosofia che non è basata su rigide regole ma su quei principi alla base di una storia di qualità.
Questo è uno dei rarissimi libri che nascono essendo già dei classici. Vedono là luce, cioè, dopo anni in cui la profondità delle ricerche svolte e l’efficacia didattica dell’insegnamento hanno reso celebre nell’ambiente il nome dell’autore. Sicché quando tutto ciò si solidifica e prende forma in un libro, già sono migliaia le persone pronte a riceverlo. “Anatomia di una storia” di John Truby è uno di questi libri. Basato sulle lezioni del suo pluripremiato corso, “Great Screenwriting”, il libro costituisce un originale modello di analisi della sceneggiatura e al tempo stesso un manuale pratico di scrittura. Truby ci mostra le basi fondamentali di una storia, così importanti da essere considerate irrinunciabili da ogni scrittore. Da questo procede poi, attraverso ventidue passi, a illustrare il percorso necessario al racconto di una grande storia. E in questo suo procedere possiamo riconoscere le stazioni indicate da Propp in “Morfologia della fiaba” piuttosto che i tre atti aristotelici mutuati dalla “Poetica”. Una differenza di sostanza rispetto a quasi tutti gli altri grandi didatti della sceneggiatura.
Scrivere non è un’arte per pochi eletti, ma una passione per tantissimi e per molti un mestiere. E lo scrittore, se a volte è un artista dotato di uno speciale talento innato, è sempre e comunque un artigiano. Da questa convinzione nasce questo libro, che negli Stati Uniti si è affermato come testo fondamentale della didattica della scrittura accanto a opere come quelle di Strunk jr (Elementi di stile nella scrittura) e Zinsser (Scrivere bene), entrambe da noi pubblicate.
In quanto artigiano, dunque, chi scrive ha bisogno non tanto di regole ma di una cassetta degli attrezzi ben fornita dalla quale scegliere, di volta in volta, lo strumento più adatto al lavoro da svolgere.
E questo libro raccoglie proprio gli strumenti contenuti nella cassetta – 50 in tutto – che si identificano con altrettante strategie per scrivere bene, supportate da esempi tratti dalle opere di grandi scrittori e giornalisti.
Il seguito di «Story», il manuale per scrittori. In questo nuovo manuale, McKee si occupa di come i personaggi parlino sullo schermo, sul palcoscenico e sulla pagina. Con esempi che vanno dal Macbeth a Breaking bad, McKee mette sotto i nostri occhi le scene decisive dei testi per illustrare le strategie e le tecniche che gli autori usano quando scrivono le battute dei personaggi.
Attingendo alle ultime teorie e ricerche di psicologia, scienza dell’evoluzione, psicologia narrativa e dei media, il libro fornisce a chi vuole scrivere tutte le tecniche necessarie per dare vita a personaggi profondi e calati nella realtà contemporanea. Identificate le cinque le dimensioni che catturano la personalità del personaggio, insegna come queste modellano l’azione, le relazioni, e il dialogo nel racconto. Una guida coinvolgente e pratica attraverso esempi di personaggi in azione in film, serie televisive e romanzi famosi.
«Perché alcune storie di fantasia, ambientate in luoghi e tempi lontani dai nostri, vissute da personaggi a noi estranei – oltre che del tutto inesistenti – ci commuovono e ci turbano e possono cambiare le nostre esistenze, quando certi fatti orribili o struggenti, ma comunque reali, ci lasciano alle volte senza reazioni?» questo l’interrogativo da cui prende avvio il viaggio di Marco Franzoso attorno agli arcani della scrittura: scrutando tra classici e opere amate con la curiosità del pioniere e la chiarezza del cartografo, in queste pagine Franzoso accompagna il lettore attraverso una distesa di parole allo stesso tempo nota e ignota, capace di sorprendere e di smarrire, di ammaliare e paralizzare. Il suo è un insolito manuale che passo dopo passo – pro- cedendo dalla progettazione di una storia alla strutturazione di un soggetto, dall’ideazione di un motore narrativo alla costruzione di una trama, dalla stesura di un incipit alla scultura di un personaggio, dalla messa in scena di un’ambientazione allo sviluppo di un dialogo – ci fa scoprire dove nasce il fascino dei nostri romanzi preferiti e come possiamo avvicinarci alla scrittura con la stessa consapevolezza di un grande autore. Un cammino ricco di consigli tecnici e traboccante di passione, che ci porta a incrociare e rincrociare le strade di Fëdor Dostoevskij e Virginia Woolf, Leopold Bloom ed Elizabeth Bennet, Carlo Emilio Gadda e Daniele Del Giudice, aiutandoci a guardare ai loro passi da una prospettiva completamente nuova. Il grande libro della scrittura è un’opera che mentre ci offre una mappa per muoverci nelle nostre esplorazioni private ci parla del mistero della letteratura. Un invito a guardarci dentro, e a chiederci se sulla famosa isola deserta vorremmo davvero avere con noi il libro della nostra vita o piuttosto quello che potrebbe aiutarci a scriverlo. La copertina può variare.
Il film e la fiction tv raccontano storie. Le narrazioni più coinvolgenti, quelle che, a seconda dei casi, ci tengono incollati allo schermo col fiato sospeso o ci lavorano dentro per riemergere alla mente nelle ore o nei giorni successivi, sono quasi sempre riconducibili agli antichi miti. Forse perché, come ha scritto Jung, se il sogno è il mito individuale, i miti rappresentano i sogni collettivi dell’umanità. E il grande cinema è anch’esso sogno collettivo. Questo libro tenta di analizzare la figura del protagonista del film, con le stesse categorie con cui lo studioso americano Joseph Campbell, analizza l’eroe mitico e il suo percorso avventuroso. Ma non si tratta di un saggio antropologico o sociologico, bensì di una guida all’analisi della struttura fondante della sceneggiatura. Infatti l’eroe mitico è la metafora del protagonista di qualsiasi film in cui il personaggio principale compia nel racconto per immagini un percorso che lo porti alla fine della storia a conquistare una nuova consapevolezza. La struttura di questo viaggio, le stazioni di questo procedere, le figure ed i passaggi che porteranno l’eroe a compiere un tragitto “iniziatico”, tutto questo viene spiegato nel libro con riferimenti continui a sequenze di grandi film. Un testo che nasce da una rielaborazione narratologica che parte da Aristotele e la sua “Poetica” e, passando per Freud e Jung, Lucas e Spielberg, torna a noi.
Il viaggiò dell’eroe, cioè quel percorso quasi obbligato che consente all’uomo di superare prove e confronti col mondo esterno per conquistare una nuova consapevolezza di sé è valido anche per la donna? Oppure alla donna è riservato un viaggio che necessita di altri percorsi? Con questo libro, nato in risposta all'”Eroe dai mille volti” di Joseph Campbell (in seguitò reinterpretato ad uso degli scrittori da Chris Vogler nel suo “Il viaggio dell’eroe”), la Murdock, psicologa di estrazione junghiana, propone la sua risposta. Ed è quella di un viaggio articolato in dieci tappe, non necessariamente consequenziali, ma disposte in un cerchio che simbolizza il divino femminile. L’inizio è segnato dalla separazione dal femminile, la Madre – cioè tutto ciò che l’eroina non vuol “diventare – che produce un’identificazione con il Padre, il maschile. È entrando nel mondo maschile e scontrandosi con le prove che incontra sul percorso che l’eroina capisce che è arrivato il momento di essere anziché di fare. Da qui inizia il viaggio di ritorno verso la parte femminile, la fase cioè in cui bisogna riprendere possesso e cura delle proprie parti rimosse. E solo accettando il proprio essere donna che si potrà raggiungere l’unione degli opposti e il proprio equilibrio fisico e mentale. Solo adesso il viaggio dell’eroina è una missione. Compiuta. Ora che è diventata una donna indipendente dalie influenze degli altri ma capace, in quanto essere completo, di unirsi all’altro. La copertina del libro può variare.
Lajos Egri, ungherese trapiantato a New York negli anni Trenta, ha fatto parte di quella generazione di immigrati europei che hanno contribuito a fare grande il cinema americano. Scrittore e regista teatrale, fu il primo ad affrontare il problema di come analizzare e scrivere un copione in maniera strutturale ma senza regole né formule. Il libro, pubblicato nel 1942, divenne immediatamente un cult-book ed è un testo base ancora oggi nelle cattedre di scrittura creativa di tutte le principali università americane, da Yale a Harvard a Stanford, dalla Columbia di New York all’UCLA di Los Angeles. Nel 1965 era già stato tradotto in diciassette lingue e da allora, dopo la “Poetica” di Aristotele, è rimasto il libro più citato e apprezzato da tutti i grandi maestri della scrittura cinematografica, da Robert McKee a Linda Seger. Un classico di cui, nella prefazione americana del libro, il produttore teatrale Gilbert Miller scrisse: “È la prima volta che leggo un libro che mi dice perché un play non funzionerà in scena, e tutto questo molto tempo prima che io abbia firmato contratti con artisti ben pagati e che abbia messo in moto una produzione che mi costerà quanto una villa a Long Island. […] La migliore delle molte cose che io posso dire su “The Art of Dramatic Writing” è che da ora in poi l’uomo comune, incluso me stesso, non avrà più scuse […]. Leggendo il libro di Lajos Egri, saprete perché un romanzo, un film, un testo teatrale, un racconto vi risulta noioso. O appassionante”. La copertina può variare.
State scrivendo un romanzo. O lo avete già scritto. Avete lavorato per mesi, con sforzo e fatica, per dare forma alla vostra storia. Ma qualcosa non vi convince. Cosa manca? Perché quello che nella vostra mente era vivido e significativo, quando viene trasferito su carta sembra perdere concretezza ed emozione? Se queste domande vi sono in qualche modo familiari, quello che tenete tra le mani è il libro giusto per voi. Forte della sua esperienza di editor, Stefania Crepaldi guida lo scrittore attraverso la fase di stesura di un testo narrativo: dall’incipit al finale, dalla costruzione dei personaggi a quella del mondo narrativo, passando per la scelta del punto di vista, la scrittura dei dialoghi, il ritmo e il tempo della narrazione. Complementare ai manuali che focalizzano l’attenzione sull’analisi della struttura, “Lezioni di narrativa” insegna, attraverso esempi concreti tratti dalla letteratura mondiale, a dosare le informazioni, a evitare gli errori, e stimola la ricerca di quelle parole che possono caratterizzare un personaggio o un ambiente in modo unico e indimenticabile. Un percorso pratico pieno di spunti, tutto quello che serve per arrivare a confezionare una storia che appassioni e soddisfi non solo chi la scrive ma anche il futuro lettore.
Questo manuale presenta le lezioni teoriche del Gotham Writers’ Workshop, la principale scuola di scrittura creativa americana, unite a una serie di esercizi di scrittura e di analisi di brani letterari raccolti dalle opere di Carver, Hemingway, Scott Fitzgerald e altri grandi scrittori. Frutto di un’esperienza decennale con allievi di tutto il mondo, è un manuale che guida il lettore attraverso tutte le fasi della scrittura. Dall’ideazione di una storia al suo sviluppo, dalla sua revisione al fatidico momento della pubblicazione.
Una narrazione efficace deriva da diversi elementi, i più importanti dei quali restano nascosti in maniera tale da risultare spesso difficili da individuare e analizzare. Tuttavia sono necessari alla coerenza e alla continuità della storia poiché creano il tessuto narrativo sul quale l’immaginazione del lettore può viaggiare ed essere coinvolta. Questo libro costituisce il secondo livello per chi già possiede gli strumenti essenziali per creare trama, scene e dialoghi. Qui infatti si parla di quelle tecniche che danno a chi scrive maggior consapevolezza del proprio operare con l’obiettivo sia di riuscire a esprimere in modo più adeguato e complesso le proprie emozioni, sia di creare un rapporto col lettore più coinvolgente ed empatico. I capitoli del libro spaziano dalla costruzione del colpo di scena o del cliffhanger – il gancio che serve a chiudere una sequenza narrativa in modo tale da catturare il pubblico e portarlo ad aspettare con ansia il proseguimento della lettura alla scrittura dei prologhi e degli epiloghi. Dalla creazione della suspense a quella dei subplot, dai problemi di ritmo e velocità a quelli della semplicità espressiva e alla cura dei dettagli. Insomma una vera e propria cassetta degli attrezzi utile sia a chi vuole costruire una storia in quanto scrittore, ma anche a chi vuole decodificarla in quanto semplice lettore. La copertina può variare.
Ogni vita è unica e degna di essere raccontata, ma per diventare bravi narratori di se stessi è necessario stimolare la memoria, organizzare gli avvenimenti, conoscere gli strumenti stilistici. Il lettore imparerà a farlo grazie alle spiegazioni teoriche, all’analisi dei testi e al ricco eserciziario contenuti in questo libro. “Scrivere di se stessi” utilizza un approccio letterario ma l’autrice non dimentica, né sottovaluta, un aspetto fondamentale: la scrittura autobiografica ha anche un’importanza terapeutica perché rende possibile elaborare il proprio passato e guadagnare un punto di vista nuovo sugli eventi che abbiamo vissuto. Il libro si divide in due parti. La prima, teorica, delinea i tratti storici e letterari dei tre generi legati alla storia di chi scrive: l’autobiografia, che copre l’arco di una vita; il memoir, narrazione tematica riferita a un periodo di tempo circoscritto; il romanzo autobiografico, che prende spunto da fatti personali realmente accaduti ma sviluppati poi con gli strumenti della finzione. La seconda parte invece è un vero e proprio quaderno dove il lettore potrà svolgere tanti esercizi originali che lo accompagneranno dalla prima fase di brainstorming fino alla stesura del testo finale.
L’arte del romanzo vive all’interno dell’immaginario collettivo avvolta da una sfera di sacralità inviolabile; di conseguenza, la possibilità del suo insegnamento viene spesso negata e derisa. In realtà, da un libro, qualche volta è possibile acquisire la spinta per scrivere nella giusta direzione. Qualche altra volta si possono trovare stimoli, o esempi o indicazioni concrete per la risoluzione dei problemi. Qualche altra volta ancora si riesce a ottenere qualcosa di più, come una profonda esplorazione delle strutture del romanzo, condotta da qualcuno competente e esperto. È il caso di Donna Levin, insegnante di scrittura e scrittrice lei stessa, che ci aiuta a conoscere quello che è necessario sapere per scrivere al meglio il proprio romanzo. Questo testo è infatti una sorta di seduta di sviluppo e editing narrativo per scrittori, e ogni suo capitolo unisce alla teoria letteraria la pratica laboratoriale delle note di riscrittura e l’uso di esercizi e “casi” tratti da grandi capolavori letterari e cinematografici. Alcuni esempi, tra i tanti: come rendere appassionante un conflitto e quale punto di vista utilizzare per dare spessore a una storia? Come alzare la posta in gioco per accrescere l’identificazione del pubblico? Perché prestare grande attenzione alla divisione in capitoli? Insomma quali strumenti utilizzare per raccontare in modo più efficace e preciso la propria storia. Da veri narratori.
Da quasi cento anni “The Elements of Style” di William Strunk jr rappresenta negli Usa un fenomeno editoriale. Un libro di didattica che ha formato tutte le generazioni americane dal 1918 ad oggi, vendendo milioni di copie. Ma in che cosa consiste il segreto del suo successo? Forse il punto fondamentale è che il libro non solo dice ciò che si dovrebbe sapere sulla scrittura, ma soprattutto non dice niente di più. Perché dentro vi è distillato solo l’essenziale. Dalle norme sintattiche all’analisi dei segni d’interpunzione, delle loro funzioni e di tutti i possibili usi; dalle norme compositive alle questioni di forma all’uso improprio delle espressioni linguistiche, fino a un approfondimento sullo stile e i suoi effetti. E questo in pochissime, essenziali pagine. Perché tutto il resto è talento e applicazione. Il libro è integrato da note di approfondimento e paragrafi aggiuntivi per il lettore italiano.
Non esiste una buona storia senza un buon personaggio. Ma come creare caratteri capaci di coinvolgere il lettore/spettatore nelle loro avventure e di suscitares emoziptii tanto potenti così da rimanere impresse nella memoria? Da questo libro non aspettatevi una risposta basata su regolette o prescrizioni, né consigli, e neppure analisi di personaggi ben riusciti creati da altri scrittori. No, la risposta di Egri, un po’ socratica, è semplice: osservare sé stessi per capire e descrivere gli altri. E questo, innanzitutto, al fine di rendersi conto di quanto tutti si sia contraddittori, costantemente e spesso inconsciamente volubili. In una parola: complessi. È da questo presupposto iniziale che il libro parte per introdurre e affrontare, a uso didattico, le contraddizioni più feconde della personalità umana e trarne esempi di possibile utilizzo narrativo per lettori, scrittori, drammaturghi e sceneggiatori.