Area PRO al SalTo 2024

Avevo previsto di pubblicare questo articolo più avanti, giusto per far raffreddare un po’ gli animi, ma in tanti mi avete scritto per sapere cosa ne pensassi riguardo le condizioni di ammissione all’area PRO della prossima edizione del Salone del Libro di Torino, e perciò ho deciso di anticipare l’uscita di questo articoletto (così rispondo a tutti in un colpo solo 😅).

Prima di tutto, mi è dispiaciuto molto non essere riuscita a partecipare alla call aperta a tutti in cui Sara Speciani (la responsabile dell’Area PRO) ha presentato le novità per l’edizione 2024, ma ahimè in questo periodo sono davvero molto presa. Ovviamente, mi sono ritagliata il giusto tempo per recuperare tutte le informazioni (che voi stessi potete reperire qui) e per confrontarmi con fonti certe, perché in questi giorni se ne sono sentite di tutti i colori.

Ed è proprio per questo che forse il mio articolo non piacerà ai più, perché come sempre io non indoro la pillola e condivido, con i dovuti modi, la mia personale opinione che, spesso, tende a essere un po’ diversa dalle altre. Alla fine, ognuno ha il proprio modo di vedere le cose.

Prima di tutto, ricordiamoci che per ogni cosa (purtroppo ormai è così) c’è sempre chi si lamenta. Non importa quanto ci si impegna, non si riuscirà mai a far contenti tutti.

Adesso, facendo mente locale sui punti negativi sollevati sui vari social, condivido con voi le mie riflessioni.

Costi

Lo scorso anno, veniva chiesto agli autori selezionati un investimento di € 350+IVA.

Quest’anno la quota di partecipazione per coloro che passano le selezioni è di € 170+IVA (per chi invia solo i libri senza essere presente) oppure di € 240+IVA (per chi invece decide di esserci).

A occhio e croce mi pare si sia fatto un passo avanti.

Poi ci sono costi aggiuntivi nel caso in cui l’autore decida di portare più delle 30 copie previste, € 50 ogni 30 copie aggiuntive.

Parlando sempre di costi, una delle questioni che ha sollevato maggior scontento è stata quella relativa ai € 50 richiesti al momento della candidatura, soldi che, nel caso di chi passa la selezione, vengono scalati dalla quota di partecipazione, mentre per chi non supera la selezione vengono convertiti in scheda di valutazione e accessi a corsi formativi tenuti da professionisti. Nella rosa dei professionisti dello scorso anno c’ero anch’io (qui potete recuperare l’articolo in cui ne parlo) e vi posso garantire che approntare un corso formativo che risulti interessante e utile sia ad autori di primo pelo, sia per quelli veterani, non è semplice. Anzi è impossibile, sempre per il fatto che non si possono far felici tutti. Come sempre io ho cercato di dare il massimo e di ore di lavoro ce ne ho buttate dentro parecchie.

E parliamo di ore di lavoro anche per valutare i testi presentati. Sì, perché il capitolo che viene inviato, non viene semplicemente letto, ma viene analizzato al microscopio da professionisti del settore.

Un corso come il mio ha un costo superiore ai € 50, così come una scheda di valutazione. Quindi vogliamo essere considerati degli autori professionisti, ma non riconosciamo il lavoro di altri professionisti?

Un capitolo non basta

Se sei un professionista, un capitolo basta e avanza per capire se dietro al testo c’è un autore che si è impegnato, se il libro è stato sottoposto a editing, se la copertina e l’impaginazione sono state curate.

Scusate, eh, ma facciamo una testa così ai lettori dicendogli “non bollate tutti i self come poracci solo perché vi è andata male con un autore che si è improvvisato, scaricate l’estratto di Amazon, da quello capite subito se il testo è valido” e poi… qui ribaltiamo la frittata? Proprio quando dall’altra parte ci sono persone che vivono di questo?

Non facciamo gli ipocriti, dai.

La selezione solo ai Self

Sì, la selezione va fatta. Perché un autore (che non si può definire tale) che ha la faccia tosta di pubblicare la lista della spesa su Amazon, fregandosene del fatto che così facendo rovina la piazza a chi si impegna, € 50 per tentare la fortuna e vedere se riesce ad andare al SalTo li investe eccome. Perché non si rende conto di ciò che fa.

Quindi la selezione non deve essere vista come una mossa discriminatoria nei confronti dei Self che si fanno il mazzo e che non vengono trattati come le Case Editrici, ma un’azione protettiva nei nostri confronti, perché finalmente c’è chi riconosce il nostro lavoro e vuole darci una mano per elevarci rispetto a coloro che non lavorano seriamente.

Il Self-Publisher e le Case Editrici operano nello stesso settore, affrontano le medesime fasi per portare un libro alla pubblicazione, ma si muovono grazie a ingranaggi diversi. Forse è il caso di smettere di fare confronti. Sono due strade diverse. Portano nella stessa direzione, ma sono strade diverse (questo un piccolo appunto off-topic 😅).

Per concludere

Non mi dilungo oltre, ma ci sono ancora un paio di precisazioni che devo fare.

Primo, non ho scritto questo articolo per ingraziarmi nessuno (anche perché se avete letto l’articolo che scrissi per la prima edizione dell’area Self al Salone, sapete che dico sempre e solo quello che penso). Lo scorso anno ho avuto il grande piacere di poter contribuire con uno dei miei corsi, ma questo non significa che adesso la mia opinione dovrà sempre essere a favore delle scelte che verranno prese. Intanto sono contenta che abbiano abbassato i costi, che abbiano aggiunto dei giorni e che abbiano avuto l’accortezza di pensare anche a organizzare dei turni per le presenze degli autori.

In quanti lo scorso anno si sono lamentati che  l’autore X o l’autrice Y con il fare aggressivo con cui avvicinava i lettori rovinava la piazza agli altri scrittori vicini?

In molti, ve lo dico io. E in questo caso l’organizzazione non sta forse mostrando impegno nel cercare di aggiustare le problematiche?

Seconda cosa, questo articolo non l’ho scritto per puntare il dito su chi si è lamentato, assolutamente. Ormai mi conoscete e sapete che esprimo semplicemente la mia opinione per creare momenti di confronto pacifico che possa essere utile a fare dei passi avanti. Ognuno poi è libero di avere la propria opinione.

Questo articolo l’ho scritto con la speranza che vi prendiate qualche istante per riflettere sulla mole di lavoro che richiede l’organizzazione di una realtà come questa e sul fatto che dei passi avanti sono stati fatti (e se ne potranno fare altri).

Ci sono persone che stanno cercando di valorizzare il nostro lavoro. Cosa vogliamo fare? Gli remiamo contro perché non raggiungono una perfezione che non esiste, oppure impariamo una buona volta a sfruttare nel modo giusto le occasioni che ci passano davanti?

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