La paura di non riuscire a finire

Noi scrittori abbiamo molte paure.
Temiamo il fallimento, il blocco dello scrittore, la critica, il rifiuto da parte dei lettori. Temiamo che il nostro messaggio non venga compreso o che la nostra storia non sia abbastanza originale e, addirittura, temiamo il successo.

In questa landa di paure oscure, però, ce n’è una che è davvero infima e paralizzante, perché si insinua sottopelle senza che ce ne accorgiamo e ci spinge ad attuare comportamenti che crediamo insiti nella nostra natura, quando invece sono dettati da lei…

La paura di non riuscire a finire la nostra opera

Questa paura debilitante può avere diverse cause. Fra le più comuni abbiamo sicuramente:

  • mania di perfezionismo
  • insicurezza
  • pianificazione eccessiva, con infiniti ripensamenti
  • totale mancanza di organizzazione
  • blocchi emotivi o creativi

Mania di perfezionismo

A mio parere questa è la causa più pericolosa.
La perfezione non esiste, lo sappiamo bene, eppure alcuni scrittori si ostinano a inseguirla. Rivedono ogni singola frase vivisezionandola alla ricerca di difetti (che il più delle volte non ci sono), scivolando così in un vortice di infinite correzioni che non faranno che rendere sempre più irraggiungibile il traguardo.
Ci sono tanti modi in cui una frase può essere revisionata, pur mantenendone il significato, e questo non vuol dire che uno sia più giusto dell’altro. Sono semplicemente diversi.
La mania di perfezionismo blocca il progresso con la falsa promessa che, rivedendo ancora una volta quella determinata parte, si possa fare meglio.

Insicurezza

Se dubitiamo delle nostre capacità tenderemo a procrastinare, a rimandare il momento della scrittura, perché scrivere sarebbe un po’ come ammettere inconsciamente di esserne in grado, o al contrario potrebbe confermare i nostri dubbi. Per questo molti scrittori si rifugiano in quel limbo del “Sto scrivendo un libro”. Un libro che non finirò mai e che nessuno leggerà, perché finché il lavoro sarà “in corso” nessuno potrà dirmi che non è all’altezza.

Pianificazione infinita, con eccessivi ripensamenti

La prima cosa che faccio con le autrici con cui intraprendo un percorso di Writing Coaching o un’Editing è rivedere la scaletta, perché personalmente ritengo che, soprattutto per chi è alle prime armi, sia fondamentale aver ben chiaro dove andremo a parare con la nostra storia e quali punti toccheremo. Questo lo si fa all’inizio, ma poi non è detto che strada facendo non si decida di apportare qualche cambiamento. Va bene, e a volte sono gli stessi personaggi che ci costringono a farlo. Ma se siamo noi, a cambiare di continuo le carte in tavola, se sentiamo l’esigenza di ripartire da zero cancellando tutto il lavoro svolto, allora abbiamo qualche problema. Agire in questo modo significa investire energie e tempo senza mai arrivare da nessuna parte.

Totale mancanza di organizzazione

Allo stesso modo, se manca l’organizzazione, che non comprende solo il lavoro di pianificazione inerente la scaletta, ma anche l’impostazione della nostra giornata per riuscire a ritagliarci del tempo per scrivere, il saper suddividere e gestire le varie fasi di lavoro, verremo divorati da caos e il nostro lavoro si arenerà dopo poche pagine.

Blocchi emotivi o creativi

Quando scriviamo mettiamo sul piatto le nostre emozioni, quindi è inevitabile sentirsi coinvolti. E se siamo coinvolti potremmo incontrare qualche difficoltà legata al tema che stiamo trattando (anche la paura di non esserne all’altezza potrebbe influire), oppure potremmo non riuscire ad accettare il fatto che prima o poi la storia finirà e noi dovremo lasciarla andare.

Come superare tutto questo?

So che metterlo in pratica non è facile, ma bisogna accettare l’imperfezione, imparando a riconoscere una revisione utile da una revisione dettata dalla paura di non essere all’altezza.

Bisogna fissare degli obiettivi raggiungibili nel breve periodo, affinché il nostro andamento diventi costante. Stilare una deadline aiuta moltissimo.

Bisogna poi imporsi dei limiti di revisione, perché se non stabiliamo un inizio e una fine, andremo avanti all’infinito e rimetteremo mano al testo ogni volta che lo rileggeremo.

Bisogna comprendere che la fine di una storia ci offre la possibilità di iniziarne un’altra. E che impostare una data di scadenza ci aiuterà a fare ordine, a organizzarci al meglio e a procedere, anche se poco, ogni giorno.

Non è facile affrontare tutto questo, soprattutto se si è da soli, e se la quotidianità ci investe senza pietà, ma già solo prenderne atto ed essere consapevoli che se il nostro romanzo non procede è perché ci stiamo auto sabotando… è già un enorme passo avanti.

Come sempre, spero che questo articolo ti sia stato utile e, nel caso avessi domande, o volessi dirmi la tua, i commenti sono a tua disposizione.

A presto 😘

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