Apro questo articolo con una diapositiva del momento in cui non osavo bere, nonostante il deserto del Sahara in bocca, per paura di rovesciare l’acqua. A volte per l’emozione mi prende un tremore pazzesco alle mani!
Dovete sapere che io non ho nessun problema a parlare in pubblico, anzi, non mi tiro mai indietro quando arriva il momento di esporsi, tuttavia, il tema trattato mi sta così a cuore che ho faticato a contenere l’emozione.
“Vabbè, ma era solo un confronto!” direte voi.
Certo, ma un confronto importante, perché legato alla presenza degli autori Self al Salone del Libro di Torino.
Tre anni fa il Salone del Libro ha aperto ufficialmente le porte agli autori che si auto-pubblicano, e questo comporta non solo un grande onore per tutti noi che apparteniamo alla categoria, ma anche un grande impegno da parte di chi si deve occupare dell’organizzazione.
Tra critiche e complimenti…
In questi tre anni sono state mosse molte critiche, alcune costruttive altre meno, e ciò che va sottolineato è il miglioramento che, edizione dopo edizione, è stato messo in atto. Non è semplice far contenti tutti, anzi è impossibile, e tantomeno lo è gestire la bellezza di 250 autori, soprattutto se fra questi ci sono persone che non hanno la benché minima idea di cosa voglia dire stare a uno stand, proporre il proprio libro senza aggredire il lettore, avere rispetto dei colleghi con cui condividi lo spazio.
IL SALONE CHE VORREI
Un’ulteriore prova dell’impegno e della volontà da parte di Sara Speciani, responsabile dell’Area PRO, di apportare miglioramenti affinché lo spazio continui a esistere, è stato il panel al quale ho avuto la possibilità di partecipare.
Come fossimo sedute a una tavola rotonda, io, Sara Speciani, Camilla Cosmelli e Daniela Barisone, ci siamo confrontate accogliendo anche i punti di vista delle persone presenti nella Sala Cobalto insieme a noi.
Per riassumervi un’ora di panel in poche righe, ci siamo ritrovati tutti in accordo nel riconoscere che il problema principale sono proprio gli autori che non sanno mettere in atto l’approccio giusto con il lettore, nonostante in previsione del Salone sia stato tenuto per loro un incontro formativo da Livio Gambarini.
Molti di loro non hanno rispettato le turnazioni, causando un sovraffollamento nella zona PRO, altri hanno messo a disagio il lettore con un atteggiamento respingente (chi giocando alla bella statuina e chi placcando il passante di turno con fare da “venditore porta a porta”).
Da questo punto di vista sono sicurissima che il prossimo anno le cose andranno diversamente. Infatti si è parlato di commessi preparati e responsabili di banco.
Personalmente, dal punto di vista espositivo credo che un’allestimento simile a quello delle case editrici, con uno stand (o più box vicini) dietro il quale i lettori non possono andare, potrebbe essere più invitante per i lettori rispetto ai tavoli “circumnavigabili”.
E per quanto riguarda invece i commessi, mi piacerebbe che venissero coinvolte le Bookblogger, perché è una figura che ha avuto e continua ad avere una grande importanza per noi autori Self. Inoltre, sono sicura che riuscirebbero a trasmettere con più passione il messaggio racchiuso nei libri.
Ovviamente bisognerebbe individuare le Bookblogger giuste e anche il numero adeguato affinché possano suddividersi i libri, ma secondo me potrebbe essere una collaborazione vincente.
L’importante è che non venga lasciato agli autori il compito di “vendere”. Sono fermamente convinta che il primo approccio debba essere neutrale, nel rispetto di tutti e anche in funzione della divulgazione dei titoli. In fondo, è meglio che siano gli altri a parlare bene dei nostri libri anziché noi diretti interessati.
Un altro tema chiamato in causa, in merito al quale però non ho fatto in tempo a dire la mia, è stato quello delle presentazioni. Così come nelle librerie, anche al Salone del Libro le presentazioni dei singoli libri non funzionano (a meno che non siate un autore con una grande community). Si potrebbe però pensare, e qui servirebbe un grande lavoro creativo che possa raggruppare più titoli, a dei panel a tema. Ovvero incontri che affrontino una tematica specifica che, guarda caso, potrebbe poi fare riferimento ad alcuni titoli presenti nell’area Self.
Altro suggerimento che mi sentirei di dare, è quello di organizzare dei panel che possano far conoscere agli autori (non solo quelli che hanno già pubblicato, ma anche quelli che vorrebbero pubblicare e che cercano nel Salone dei punti fermi) delle figure professionali freelance. Professionisti seri del settore con cui potrebbero interfacciarsi per le varie fasi di lavorazione che precedono la pubblicazione. Dico questo perché diverse autrici con cui lavoro, prima di arrivare a Self Creation sono incappate in persone poco serie, quindi credo ci sia bisogno di individuare chi lavora con serietà e di farlo conoscere.
Insomma, di strade percorribili ce ne possono essere diverse, quindi non ci resta che aspettare e scoprire quali sorprese ci riserverà il SalTo25.
Prima di salutarvi vi lascio gli articoli relativi alle scorse edizioni:
Per oggi mi fermo qui, non vorrei essere troppo prolissa, ma sappiate che ci sono un sacco di cose di cui voglio parlarvi. Non per niente mi sono sparata la bellezza di tredici conferenze in due giorni. Sempre e solo per esservi ancora più utile.
A presto,
P.S.
Il prossimo anno l’area dedicata ai Self-Publisher tornerà a chiamarsi area Self, così che i lettori non fatichino a trovarla 😉