Scrivere questo articolo è un po’ come scoperchiare il vaso di Pandora, perché inevitabilmente qualcuno penserà che gli sto pestando i piedi. Tuttavia non è così, perché come sempre, io esprimo la mia opinione in merito a questioni che mi toccano da vicino, cercando di far nascere dei confronti, anche con chi la pensa diversamente da me.
Magari qualcosa mi sfugge.
Nella vita solo gli stupidi non cambiano mai idea.
Certo, potrebbe non essere questo il caso 😜
Le recensioni sono molto importanti
Lo sanno anche i muri che per noi autori le recensioni sono fondamentali (anzi, non solo per gli autori, ma in generale per chiunque). Infatti, nel dubbio, molte persone si affidano al parere di chi ha lasciato la propria opinione, prima di effettuare un qualsiasi acquisto.
Ed è proprio per questo motivo che spesso ci spingiamo a chiedere gentilmente, e timidamente, al lettore che ci scrive per dirci quanto ha apprezzato il testo: “Se non ti chiedo troppo, mi lasceresti una recensione su Amazon?“.
Premesso il fatto che non sarebbe nemmeno da chiedere, perché nel 2023 lo sanno anche i muri che per noi autori le recensioni sono fondamentali, è bene specificare che non sono importanti solo su Amazon, ma sui social in generale e pure infilate nella chiacchiera con l’amica: “L’altro giorno ho letto un libro troppo bello che devi assolutamente recuperare! Mi passi lo zucchero? Grazie. Si intitola… però non te lo presto, eh. Te lo compri!“
Il buon vecchio passaparola. Molto affidabile, anche se un po’ lento.
Collaborazioni
Fin dalla mia prima pubblicazione ho sempre cercato di avvalermi della collaborazione delle Bookblogger per far conoscere i miei romanzi, iter molto usato ai tempi, che nel corso degli anni si evoluto dando vita a nuove dinamiche.
Dieci anni fa, i blog di lettura erano uno dei pochi punti di riferimento per i lettori in cerca di ispirazione. Con l’arrivo dei social le cose sono un po’ cambiate, le modalità di comunicazione sono cambiate, così come il metodo di valutazione nella scelta delle collaborazioni.
Oggi tante Bookblogger nemmeno ce l’hanno un blog, perché è il loro profilo Instagram, o quello di Tik Tok, la vera vetrina e il canale di diffusione.
Io ho sempre puntato su persone la cui passione per la lettura si evincesse dai contenuti che creavano, mai sui numeri, mi sono sempre rivolta con il massimo rispetto, in alcuni casi anche troppo e soprattutto immeritato. Ad oggi, moltissime delle amicizie più belle che ho arrivano proprio da queste collaborazioni. Una di queste Bookblogger è persino entrata a far parte della mia squadra di Beta Readers.
Ma veniamo al punto della questione...
Una volta per dare il via alla collaborazione ci si presentava, si proponeva il proprio testo, e se questo era d’interesse della Bookblogger glielo si inviava in versione digitale o cartacea (e qui bisognerebbe aprire un altro vaso, anzi lo facciamo alla fine dell’articolo!)
Si attendeva pazientemente, perché guai a sollecitare, sperando che la storia piacesse. Apro e chiudo parentesi: sto ancora aspettando alcune recensioni ormai da oltre 7 anni.
Il tutto avveniva in formula gratuita perché: io ti mando il frutto del mio lavoro e tu lo fai conoscere utilizzandolo come materia prima per i tuoi contenuti.
Oggi funziona ancora così, ma non per tutti.
Purtroppo, quasi quotidianamente ricevo proposte di recensione a pagamento: “Per x soldi metto il tuo libro nei post in evidenza, lo recensisco e ci faccio un reel”.
Ecco, è qui che si apre il vaso di Pandora, perché da una parte c’è chi, come me, sostiene che una recensione non può essere pagata, mentre dall’altra parte c’è chi invece sostiene che sia giusto, perché richiedere tempo, perché c’è una preparazione dei contenuti e così via.
Ti dico la mia
La prima domanda che mi sorge spontanea è “E se io pago per la recensione e il libro poi non piace? Mi faccio rimborsare? Oppure i soldi si trasformano in una tangente affinché la Blogger non pubblichi nulla?”
Dall’altra parte uno potrebbe dire che il parere verrebbe espresso attraverso delle critiche costruttive e non offensive (ci mancherebbe). Va bene. Ma se volevo una scheda di valutazione avrei pagato un professionista che fa quello di mestiere.
Poi ci sono anche le Bookblogger che nel pacchetto ti infilano il post in promozione. Cioè, io ti pago per mettere in promozione un post che farà crescere il tuo profilo? Perché ti assicuro che la gente è pigra, quindi al massimo metterà il like e il follow a lei, e molto difficilmente arriverà fino a te, se ti va bene, salveranno il titolo nella wishlist infinita nella posizione “tanto lo so che non ti leggerò mai”.
Mi spiace se queste mie affermazioni ti sembreranno acide o dure, ma sono la pura e semplice verità, almeno nella maggior parte dei casi.
Poi, a parte queste Bookblogger autonome (solo autonome, non certo lavoratrici, dato che non ti rilasciano la fattura ), ci sono Bookblogger gestite da agenzie, come delle vere e proprie Influencer. Qui, francamente non mi sento di pronunciarmi, perché la vedo una cosa relegata al mondo delle case editrici di un certo livello, quelle che puntano al mero “facciamo in modo che ne parlino, nel bene e nel male).
Non è roba per noi autori che insieme alla copia del libro inviamo in allegato anche il cuore.
Per concludere
Come sempre ognuno è libero di fare come meglio crede. Io non ho mai accettato una collaborazione a pagamento e mai lo farò. Perché credo che le Bookblogger debbano restare il simbolo della libertà di lettura e condivisione che sono sempre state. Se dopo tanti anni di esperienza come lettrici accanite dovessero desiderare di trasformare in lavoro la propria passione, ci sono altri modi per poterlo fare (magari specializzandosi con dei corsi a seconda del percorso scelto), sfruttando la popolarità derivante dal seguito raccolto grazie al profilo come un grandissimo trampolino di lancio per la nuova attività e come ottima referenza.
Verrò messa alla gogna per questo articolo? Sicuramente, ma anche ingiustamente, perché nessuno mi ha pagato per dire quello che pensavo, quindi, anche se ciò che ho scritto non piace, nessuno rimpiangerà di aver investito male i propri soldi.
Cartaceo o digitale
Come promesso, scoperchiamo anche questo vasetto.
A tutti fa gola avere il libro cartaceo, perché nelle foto fa più figo, perché ci riempie la libreria, perché sì. Va bene. Ma per noi autori indipendenti, che paghiamo di tasca nostra qualsiasi cosa (editing, cover, impaginazione, stampa), doverci accollare anche l’invio di più libri (perché mica lo mandiamo solo una Bookblogger) è impensabile. Come è impensabile scegliere di inviarlo a un numero ristretto.
Poi, parliamo di conversioni, ovvero del numero di vendite generato dai post delle Bookblogger. Qui torno a ribadire che i numeri non contano, perché migliaia di follower non equivalgono a migliaia di vendite. Ci sono profili con più di 10K follower che arrivano al massimo a 30 like. Capisci che l’interazione con la community è assente, e che se tu gli mandi il cartaceo è un investimento sprecato?
E tu, Bookblogger che pretendi il cartaceo, capisci che se lo mando a tutte quelle che me lo chiedono smetto di scrivere perché mi tocca andare a lavorare pure di notte per pagare i debiti?